ROMA: 29 APRILE 2022 – Giornata di studi in occasione del cinquantesimo della scomparsa di Nicola Chiaromonte



“Nicola Chiaromonte o del pensiero libero” è il titolo della giornata di studi che si è tenuto a Roma venerdì 29 aprile, al mattino presso l’Istituto Luigi Sturzo e nella sessione pomeridiana nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva del Senato. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Giacomo Matteotti, dal Centro per la Filosofia Italiana e dalla rivista «Tempo Presente», della quale Chiaromonte fu fondatore e direttore insieme a Ignazio Silone, ha raccolto anche l’adesione di autorevoli istituzioni culturali quali l’Istituto Luigi Sturzo, la Fondazione di Studi storici Filippo Turati e l’Istituto Italiano di Studi Filosofici.

A cinquant’anni dalla morte, Nicola Chiaromonte – intellettuale raffinato e libero come pochi – si impone come una delle figure più alte ed originali della cultura del Novecento italiano. Già da qualche tempo si sono registrate interessanti ed autorevoli iniziative di ricerca ed editoriali che ci hanno restituito lo straordinario spessore intellettuale filosofico, politico e morale di questa figura eccellente, attraverso la pubblicazione di biografie, di studi monografici, di intensi carteggi e, da ultimo, con la riproposta degli interi suoi scritti in edizione critica.

La gran parte degli autori di tale imponente produzione culturale ha partecipato ai lavori di questa giornata di studi che si è tenuta in occasione del cinquantesimo della scomparsa, in due sessioni: quella del mattino, che porta il titolo di una delle opere più celebri di Nicola Chiaramonte, Credere e non credere, e ne analizza il pensiero politico e filosofico, è presieduta da Dino Cofrancesco, ed ha previsto: saluti istituzionali di Gianni Marilotti, Nicola Antonetti e Miguel Gotor; un’introduzione di Aldo Meccariello e Alberto Aghemo; relazioni di Corrado Ocone, Cesare Panizza, Marco Bresciani, Pietro Adamo e Mirko Grasso. Quella pomeridiana– dal titolo Che cosa rimane – è stata dedicata all’eredità culturale di Chiaromonte: presieduta da Eugenio Capozzi ha avuto in programma relazioni di Raffaele Manica, Filippo La Porta, Aldo Meccariello, Samantha Novello, Rossella Pace e Alberto Aghemo.

Con un’intera generazione di spiriti ribelli Nicola Chiaromonte ha condiviso il destino di esule: dapprima in Francia – dove conosce Andrea Caffi, cui lo lega un rapporto particolarmente profondo – e dove si fa subito apprezzare per importanti collaborazioni culturali ed interventi civili ed entra in contatto con gli ambienti del fuoruscitismo antifascista e con il milieu intellettuale parigino; poi in Spagna, dove partecipa alla guerra civile nella brigata aerea costituita e guidata da André Malraux; poi ancora per un breve periodo in Africa, ove dove incontra l’amico di una vita, Albert Camus; e infine negli Stati Uniti dove vivrà a lungo, dal 1941 al ’48, intessendo una stretta rete di relazioni intellettuali con la cultura liberal statunitense (da Dwight Macdonald a Mary McCarthy) e stringerà una stretta relazione ideale con Hannah Arendt e con l’anziano ma sempre battagliero Gaetano Salvemini. Tornerà poi a Parigi alla fine degli anni Quaranta e nuovamente in Italia, definitivamente, nel 1953 ritrovandosi ancora, per alterne e contrastate vicende personali, ideali e politiche “esule in patria”.

Negli anni contrastati di un secondo dopoguerra segnato, da un lato, da una nuova speranza di pace e da aneliti libertari e, dall’altro, dalla rigida logica di appartenenza politica e di schieramento imposta dalla «cortina di ferro» e dalla politica dei blocchi, l’autore di Il tempo della malafede, La situazione drammatica e, soprattutto, Credere e non credere non può che proseguire con estrema quanto scomoda coerenza nella sua condizione di “non allineato”: diffidente verso le bandiere, i partiti e le chiese che in quegli anni si spartivano il mondo, anche della cultura. Il suo lungo sodalizio con un altro esule faticosamente affrancato dagli schieramenti dominanti, Ignazio Silone, gli consentì di dar vita, negli anni della maturità, alla straordinaria avventura culturale di «Tempo Presente», rivista di grande spessore culturale e di respiro mondiale.

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